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Quell’umanità luminosa

Francesco italia lettera Siracusa covid19

Carissimo Gaetano,
ho letto con attenzione e trasporto la sua lettera di cui la ringrazio.

È difficile spiegare all’esterno ciò che noi sindaci stiamo vivendo.
Come questo nemico potente e invisibile abbia travolto i nostri bilanci, i progetti di sviluppo, spazzato via e ridefinito le nostre priorità.
Quanto ci si senta soli in certi momenti, le notti insonni, quel senso di frustrazione e impotenza quando vorresti rispondere a tutti, raggiungere tutti, risolvere i problemi di tutti ma poi ti accorgi che il giorno è finito, che non tutti i problemi hanno una soluzione e non tutte le domande una risposta.
Quell’attimo di gioia profonda in cui ti accorgi di aver consegnato un’altra spesa mentre sai che da lì a poco, un nuovo caso, una nuova sfida, un nuovo problema all’apparenza irrisolvibile la spazzerà via.

Per quanto ci si sforzi non basta.
Non basta mai.
Non è sufficiente e non può esserlo se ci si ferma razionalmente a pensare allo stravolgimento complessivo delle esigenze che ci vengono rappresentate.
Spostamenti, tamponi, aperture, chiusure, spesa, telefono, scuola, libri, ladri, troppa gente, troppi controlli, tanto tu mangi, manica larga, troppo tardi, troppo presto, dovresti dire, dovresti fare, dovevi andare, hai visto che ha scritto?, aspetto ancora una sua chiamata, la mia situazione è diversa, mio figlio, si è scordato di me!, mia zia, una vicina, i bottoni che saltano e i capelli che allungano, dovete sanificare, De Luca, l’ufficio, i vigili, la prefettura, i test, le mascherine, i tamponi, i tamponi, i tamponi, la quarantena, i tamponi, la fase due, la fase uno, le minacce, vengo sotto casa tua, la terapia domiciliare, la Digos che chiama, il video, report, la testa che scoppia, l’arresa.

A un certo punto mi arrendo.
Stacco il telefono, ed è subito sera.

Le confesso una cosa, caro Gaetano.
Non ho mai pianto da quando tutto questo è iniziato. Nemmeno da solo.
Nemmeno davanti ai messaggi più strazianti o alle richieste d’aiuto a cui non avevo alcun mezzo per provvedere.
Non mi sono mai perduto d’animo, nemmeno per un momento.
Perché dentro di me c’è una fiducia incrollabile.
Perché so che supereremo tutto questo.
Perché insieme alle minacce, agli scaricabarili, alla grettezza, agli sciacalli, vedo un’umanità luminosa.
Vedo migliaia di cittadini pronti a rimboccarsi le maniche.
Vedo i nostri giovani, vedo i medici e gli infermieri, le forze dell’ordine,le istituzioni, i volontari, i nonni e i nipoti, vedo le generazioni di siracusani che hanno combattuto e difeso la nostra città e combatto per loro e insieme a loro, combatto per voi e insieme a voi.

Verranno giorni migliori.
Verrà il momento di festeggiare la fine di questo incubo.
Di abbracciarci e sorridere, di tornare ad accogliere turisti da tutto il mondo con l’orgoglio di tutto lo splendore della nostra Siracusa.
Verrà quel giorno e sarà tutto per noi.
Perché lo avremo meritato e sarà nostro: di ciascuno di noi.

Francesco Italia, sindaco di Siracusa.

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