Il presidente Musumeci osserva opportunamente che, nei casi di corruzione o di voto di scambio, la politica deve sempre arrivare prima della procura. Considerazione illuminante. In provincia di Siracusa funziona esattamente così…
Prima di scadenze elettorali importanti, una certa fazione politica, con le stesse facce da oltre venti anni, stringe alleanze o accoglie adesioni di soggetti che, dopo poche settimane ed in prossimità del voto, finiscono a vario titolo sotto i riflettori della procura. Arrestati o indagati.
Ma tu guarda le coincidenze!
Affinità elettive? Condivisione di “programmi politici”, o semplice fiuto? Chissà.
Del resto, basta leggere i nomi, le storie dietro i nomi o le conversazioni sui social per capire chi frequenta chi, perché, e con quali mezzi ci si attrezza per le campagne elettorali. E la politica che fa? Niente.
Un po’ per paura di compromettersi, un po’ perché “in quello stagno, in fondo, si pesca un po’ tutti”, un po’ perché qui è normale e tutti fanno finta di niente. E i cittadini? Uguale.
Qui si scende in piazza per un divieto di sosta, si riempiono pagine e pagine sulle palle dell’albero di Natale e ci si incatena sotto il palazzo contro l’epidemia di morbillo dei coleotteri tibetani in Groellandia.
A noi che proviamo a resistere a questo contagio sonnolento, non resta che osservare e provare a capire.
A noi che con “i piedi nel fango” guardiamo storditi l’insulto della verità, non resta che continuare a provare a costruire esempi diversi.
A raccontare ciò che facciamo, vediamo, quello in cui crediamo.
A costruire fiducia anche quando tutto sembra consigliare la resa.
Perché esiste qualcosa che va oltre l’opportunità politica, la convenienza personale o l’istinto di sopravvivenza.
Qualcosa che è difficile spiegare a parole ma che da senso ad ogni caduta, ad ogni porta sbattuta in faccia, ad ogni delusione personale.
Che vale di più di ogni poltrona o medaglia sul petto.
Si chiama “Servizio”.
Non è un film e non vi aspettate titoli di coda.